Il Giappone del dopoguerra
La resa del Giappone nel 1945 e la conseguente occupazione americana, portarono nuovi e importanti cambiamenti nel paese del Sol Levante, che si dota di una nuova costituzione, un ordinamento democratico e di nuovi diritti per uomini e donne. La cultura esu aveva iniziato il suo lento declino già al tempo della guerra: diverse riviste che contribuirono a modellare la shōjo bunka cessarono le pubblicazioni e le poche rimaste dovettero fare i conti con la pesante censura governativa e le difficoltà del periodo bellico. Shōjo no tomo e Shōjo kurabu resistettero anche nel dopoguerra, ma chiusero i battenti rispettivamente nel 1955 e nel 1962. La chiusura di queste riviste e l’adozione a tutti i livelli scolastici dell’educazione mista, provocarono la fine del contesto e della cultura in cui si sviluppavano le relazioni esu, che di fatto scomparvero del tutto agli inizi degli anni ’60.
I primi manga per ragazze
Un altro importante cambiamento nel Giappone del dopoguerra riguarda i manga, che ebbero un vero e proprio boom a partire dagli anni ’50. I manga pubblicati nei decenni precedenti consistevano in brevi vignette comiche e sarà grazie ad autori del calibro di Tezuka Osamu (1928-1989) se i manga divennero il media che conosciamo oggi. Proprio Tezuka è accreditato come l’autore del primo manga shōjo, Ribon no kishi (da noi noto come “La Principessa Zaffiro”), pubblicato su Shōjo kurabu a partire dal 1953. L’opera gli venne commissionata dalla rivista stessa che voleva pubblicare un manga di successo ma per un pubblico femminile, e Tezuka, ispirandosi alla compagnia teatrale Takarazuka di cui la madre era una grande fan, creò il personaggio della principessa Zaffiro, dal corpo di ragazza ma dal cuore di ragazzo. L’opera fu un grande successo, ma l’influenza che ebbe sullo sviluppo dei manga shōjo fu pressoché nulla, probabilmente a causa della scarsa attenzione data da Tezuka al mostrare i sentimenti interiori della sua protagonista. Dal punto di vista narrativo i manga shōjo furono influenzati dallo stile romantico e sognante di Yoshiya Nobuko, mentre per quanto riguarda i disegni è evidente l’ispirazione ad artisti come Takehisa Yumeji (1884-1934) e Nakahara Jun’ichi (1913-1983), illustratori molto popolari fra gli anni ’10 e ’30. Lo stile di quest’ultimo in particolare, che disegnava ragazze con occhi grandi e luccicanti, diventerà molto popolare nei manga shōjo.
Fra i primi artisti ad ispirarsi a Nakahara ci fu Takahashi Makoto (1934), autore di Sakura namiki 桜並木 (Il viale dei ciliegi) del 1957. Il manga inizia durante il torneo di atletica della scuola superiore femminile Sakura. La protagonista è la studentessa del primo anno Nakahara Yukiko che nella semifinale del torneo di ping-pong affronta la studentessa del secondo anno e rivale in amore Sunayama Ayako. Yukiko vince e in finale affronta la sua amata senpai Maki Chikage, a cui Yukiko si riferisce come Chikage-oneesama. Yukiko esce sconfitta dalla finale, ma è comunque contenta che sia finita. Tuttavia, le capita di origliare le sue compagne di classe e scopre che l’accusano di aver perso di proposito per attirare le attenzioni di Chikage. Yukiko è ferita per la cattiveria che le sue compagne di classe riversano su di lei e sulla sua senpai e sentendosi in colpa, si allontana da lei. Successivamente ripensa a quando, dopo la morte del padre, si è recata presso la casa in cui abitava in precedenza e che la sua famiglia ha dovuto vendere per pagare le spese mediche, e qui incontra Chikage, nuova inquilina della casa. Le due diventano subito amiche e insieme vanno al cinema, al teatro, a far shopping e sempre insieme studiano pianoforte, anche se Yukiko lo fa solo per passare la domenica assieme a Chikage. Alla fine, stufa di scappare, Yukiko decide di affrontare nuovamente Chikage a ping-pong davanti a tutti e viene sconfitta di nuovo, dissipando ogni dubbio su chi sia più brava fra le due. Le due si riconciliano e le scene finali del manga mostrano Yukiko e Chikage che camminano insieme nel viale dei ciliegi.
Sakura namiki illustra chiaramente una relazione esu:le due protagoniste sono legate da un’amicizia profonda non dissimile da quelle mostrate nei shōjo shosetsu dell’anteguerra e non c’è nulla di “fisico” nel loro rapporto. Bisognerà aspettare gli anni ’70 per vedere relazioni più esplicite fra ragazze.
Il primo yuri: Shiroi heya no futari
Fra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 si affermò un gruppo di artiste che rivoluzionarono per sempre i manga shōjo con il loro stile: il “Gruppo dell’Anno 24”, chiamato così perché formato da manga nate tutte intorno al ventiquattresimo anno dell’era Shōwa (1949). Di questo gruppo facevano parte Hagio Moto, Takemiya Keiko, Ōshima Yumiko, Ikeda Riyoko, Yamagishi Ryoko e anche altre. Grazie a loro, i shōjo iniziano a spaziare su più generi come il romanzo di formazione e la fiction storica, e a trattare temi forti come la sessualità, l’ambiguità di genere e l’incesto. È in questo periodo che sulla rivista Ribon viene pubblicata la prima opera che può essere considerata yuri, ovvero Shiroi heya no futari 白い部屋の二人 (Noi due nella stanza bianca) di Yamagishi Ryoko, che debutta nel febbraio del 1971. L’ambientazione principale del manga è un prestigioso collegio cattolico francese, dove la protagonista della storia, Resine De Poisson si trasferisce in seguito alla morte dei genitori in un’incidente stradale, e viene assegnata nella stessa stanza di Simone D’Arc. All’inizio, la beneducata protagonista prova antipatia per Simone, che fuma, la prende in giro e fa come più le pare, salta le lezioni e va a divertirsi in città senza farsi troppi problemi, ma man mano inizia a provare attrazione verso di lei. Un giorno la madre di Simone, famosa attrice, la va a trovare e le due litigano. Simone scappa e Resine la va a cercare, trovandola a piangere di fronte ad una fontana. Qui avviene il primo bacio fra le due. In seguito, Simone e Resine vengono scelte per il ruolo di Romeo e Giuletta nella recita scolastica della scuola, dove ricevono complimenti da tutti per la loro performance che include anche un appassionato bacio finale. Dopo la recita Simone confessa a Resine di amarla, ma le due vengono viste da una studentessa che sparge la voce che le due siano lesbiche. Quando questo arriva alle sue orecchie, Resine è distrutta e ne parla con Simone, che non nega di essere omosessuale e soprattutto non nega di amarla, nonostante Resine continui ad insistere di non essere lesbica e di considerare Simone solo un’amica. Successivamente, Resine si sforza di innamorarsi di un ragazzo, e Simone, gelosa, l’accusa di mentire a lei e a sé stessa quando dice che la considera solo un’amica. In seguito ad un litigio, Resine scappa dal collegio e torna dalla zia, per poi trasferirsi in una scuola di Marsiglia. Un mese dopo riceve una lettera e scopre che Simone è stata uccisa. Immediatamente torna in paese dove le viene raccontato che Simone, ubriaca, ha provocato e schernito un suo ex-ragazzo che l’ha poi accoltellata. Riceve poi la lettera che Simone aveva lasciato per lei e leggendola capisce di averla sempre amata e che la sua morte è la punizione di essere fuggita, decidendo dunque di non amare mai più nessun’altro.
Shiroi heya no futari è importante non solo per aver mostrato per la prima volta nella storia dei manga un bacio saffico, ma per aver introdotto uno schema narrativo che, in parte, è valido ancora oggi. Innanzitutto, abbiamo due protagoniste diametralmente opposte sia dal lato fisico (Resine è bassa e bionda, Simone è alta e mora) che da quello caratteriale (Resine è gentile, educata e studiosa ma poco portata per lo sport, Simone è insofferente alle regole, è rude e preferisce lo sport allo studio), un cliché molto popolare nei manga yuri, forse perché come si suol dire “gli opposti si attraggono”. Abbiamo poi la recita scolastica, un espediente narrativo molto utilizzato perché permette ai protagonisti di mettere in scena amori, tensioni e angosce che solo loro e i lettori conoscono, davanti ad un pubblico ignaro. La recita di Romeo e Giuletta ha consentito a Resine e Simone di mostrare a tutti il loro amore senza che tuttavia nessuno sospettasse nulla, infatti è solo dopo che sono state scoperte in atteggiamenti intimi dopo la recita che iniziano a spargersi pettegolezzi. Infine, abbiamo il finale tragico a sottolineare l’impossibilità del rapporto fra le due protagoniste, una scelta mutuata direttamente dalle opere di Yoshiya ma con una differenza: le relazioni esu non esistono più e non è dunque accettabile che due ragazze si amino, perché ora sarebbero considerate lesbiche. Stesso risultato ma contesto differente.
Tragici epiloghi
I finali tragici caratterizzano tutti i manga yuri prodotti dagli anni ’70 fino agli inizi degli anni ’90. Facciamo qualche esempio: Oniisama e… おにさまへ… (Caro fratello…) (1975)di Ikeda Riyoko, è ambientato in un’esclusiva scuola femminile e la protagonista, la matricola Misonoo Nanako, finisce con l’innamorarsi della popolarissima Asaka Rei detta “Saint-Just”, ma lei è a sua volta innamorata perdutamente di Ichinomiya Fukiko, la crudele e potente presidentessa del consiglio studentesco e a capo della “Sorority”, un elitario club che riunisce le ragazze più in vista della scuola. Fukiko disprezza Rei perché pensa che sia la sua sorellastra, nata da una relazione illecita del padre con la cameriera di famiglia, ma in realtà anche Fukiko è nata dalla stessa relazione e sono dunque sorelle a tutti gli effetti. Rei è a conoscenza di questo ma non ha mai voluto dirlo a Fukiko perché è una ragazza molto orgogliosa e sapere di essere figlia di un’umile cameriera sarebbe stato un affronto insopportabile. Dopo un litigio con Fukiko, che l’ha insultata e le ha detto di averla voluta con sé a scuola solo per alimentare il proprio senso di superiorità, Rei si suicida con un’overdose di farmaci, provocando la disperazione di Nanako e a sorpresa, anche di Fukiko.
Epilogo analogo anche per Claudine…! クローディーヌ…! (1978), sempre di Ikeda Ryoko, dove l’omonima protagonista è una ragazza alta, atletica e bionda nata da una ricca famiglia e che fin da bambina sostiene di essere in realtà un maschio e crescendo così viene trattata da tutti, compreso il padre. La sua amica Rosemarie è innamorata di lei ed afferma di essere l’unica a poterla comprendere, ma nonostante questo Claudine rifiuta le sue avances. La cameriera Maura, appena assunta dalla famiglia di Claudine è il primo amore della protagonista e con lei ha anche il suo primo bacio, ma viene vista da sua madre, che scandalizzata, caccia via Maura. Il secondo amore di Claudine è una donna adulta chiamata Cecilia, che la rifiuta perché “è una ragazza” e in seguito morirà in un incendio insieme al padre di Claudine di cui era amante. Anni dopo, frequentando l’università, Claudine incontra il suo terzo e ultimo amore, Serene. I due vanno anche a vivere insieme, ma poi Serene incontra Andrew, il fratello più grande di Claudine e se ne innamora, lasciando Claudine, che disperata dopo l’ennesima delusione, si toglie la vita con una pistola, unico modo per liberarsi di quel corpo che non sente suo e dalla sua condizione d’infelicità.
Come abbiamo potuto constatare, questi manga mostrano come l’amore fra due ragazze sia qualcosa di bello e romantico, ma che va vissuto in segreto ed è destinato a finire inevitabilmente in tragedia a causa dello stigma sociale associato all’omosessualità e all’intromissione dei maschi. Le cose saranno destinate a cambiare, ma ne parleremo nella prossima puntata…